La 4° edizione del Festival dello Sport ha un titolo “L’attimo vincente” e la più alta forma d’espressione in un 2021 così ricco di successi ed emozioni altro non poteva essere se non chiamare a raccolta chi quell’attimo ha saputo coglierlo per entrare nella storia, viverlo per far sì che ne sia valsa la pena, e poi donarlo, a se stessi per darsi l’ulteriore conferma che sia tutto vero e agli altri, per emozionare oltremodo. Donarlo non come un dono la mattina di Natale, che scarti e poi metti in un angolo, donarlo come gesto di riconoscenza eterna per chi è sempre stato lì, per chi s’è improvvisato tifoso, per chi s’è innamorato all’ultimo, ed ora, solo ora, ha capito cosa si è perso.

Ai doni non si dice mai di no, e agli attimi? All’attimo che passa che si dice? Nulla, niente di niente. L’attimo si coglie. In religioso silenzio, con profonda ammirazione e la grande consapevolezza che potrebbe non ripassare più.

Alla luce di tutto questo io potevo forse farmelo sfuggire quest’attimo?

Il mio Festival dello Sport

No, non potevo.

Vivere il Festival così da vicino per me è stato un punto di pace, un contatto con la grande bellezza. E allora voglio raccontarvelo a modo mio, con le storie che ho ascoltato, le frasi che ho appuntato, le emozioni che mi hanno travolto l’anima e stropicciato gli occhi, le lacrime che hanno scavato solchi sulle mie guance, i sorrisi che mancavano da un po’. Incontro dopo incontro, lezione di vita dopo lezione di vita, attimo dopo attimo. Vincente, sia chiaro. 

Sinisa Mihajlovic – La “Partita della Vita”

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Una partenza col botto, quasi due ore d’incontro ed io ho pianto e riso per una buona ora e mezza. Sinisa Mihajlovic è…è…è Sinisa Mihajlovic. L’uomo tutto d’un pezzo che ha imparato a piangere.

“C’è un periodo della mia vita in cui mi ero dimenticato di piangere, oggi è diverso”.

“Sbattevo così tante volte quel pallone sulla serranda del garage che il mio vicino mi disse ‘Se tu non farai il calciatore, non lo farà nessuno’”.

“La Stella rossa è la mia squadra del cuore, ho fatto un provino e non mi hanno preso. Dopo 4 anni mi hanno pagato un milione di euro. Questo è per dire che non bisogna mai mollare”.

“Savicevic si è stirato scendendo dal letto”.

“Scoppia la guerra e il mio migliore amico mi ha distrutto casa, lui era croato io serbo. Questo è un incubo durato 10 anni. Come si può cambiare così improvvisamente?”.

“Negli anni della Lazio ci mettevamo d’accordo: uno menava e l’altro litigava, così ci risparmiavamo i cartellini. Oggi ogni fallo è un’ammonizione, non si può più fare come facevamo noi, io avrei giocato la metà delle partite, forse anche meno”.

“A Sanremo io ho cantato bene, Ibra no, ho fatto pure un disco 30 anni fa in Serbia, è colpa sua, di Amadeus e di Fiorello se abbiamo stonato”.

“Io a Firenze, mi sono divertito, i tifosi un po’ meno. Mi piacciono gli applausi, ma anche fischi non mi dispiacciono, certo quando sono i tuoi tifosi a fischiarti è diverso. Però non ho mai risposto a nessuna provocazione, almeno in campo, perché poi una volta ne ho beccato uno fuori dal campo e…ho risposto da uomo”.

“Arrivai al Milan di Berlusconi. Un onore essere stato il mister del Milan. Io però non mi faccio mettere i piedi in testa, per Berlusconi non era proprio così…ma il tempo passato con lui non lo potrò mai dimenticare. La mia avventura lì è finita perché come dice Trapattoni ci sono due gruppi di allenatori, quelli esonerati e quelli che saranno esonerati”.

“Curatevi bene perché se può capitare a me può capitare a tutti. Ogni volta che si parla con la mente vai in là, ripercorri tutto. C’è gente malata che si vergogna, si nasconde, ma questo non è giusto. È giusto anche piangere. Ognuno ha il suo carattere, io ho fatto vedere come sono io”.

“Gene gnocchi ha scritto: ‘La leucemia ha incontrato Sinisa, ora sono cazzi della Leucemia”. 

“In 24 ore non trovi un’ora per te stesso? Fate sport, non per forza il calcio, ma trovate un’ora per staccare dal resto del mondo e restate connessi solo con voi stessi”.

“Nei momenti di difficoltà si vedono uomini veri, amici veri. Bologna è speciale, ma tutta Italia lo è stata”.

“Il dottore mi disse: ‘Se arrivi a 500 globuli bianchi ti faccio andare alla prima di campionato’. Al sabato mattina ne avevo 450. “Beh dai 450 sono 500…’. Non voleva lasciarmi andare, gli risposi che se mi avesse dato il permesso sarei tornato con 2000 e che dovevo mantenere una promessa…lì ha capito”.

“Alla fine sono solo un vecchio di 53 anni con un midollo di 20”. 

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Euro 2020 – I campioni dell’Europa siamo noi

Mi è bastato vedere la coppa, credetemi. Ho visto la nostra coppa da vicino, la coppa da campioni europei. Davvero esistono parole per tutto questo? Ho chiuso gli occhi mentre Materazzi, Gravina, Insigne e Mancini rivivevano partita dopo partita quello che è stato un percorso magico, e mi girava la testa…no quella sbornia non mi è passata, “Ubriaca e Felice”…e amante della pastasciutta. Bonucci docet.

Gli Autogol – Il calcio non è una cosa seria

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L’oratorio, lo spettacolo teatrale, il Greast, il cabaret, le lezioni all’ultimo banco, l’imitazione dei professori, la radio locale, i 3/4  ascoltatori…l’inizio più semplice e l’arrivo più inaspettato. Gli Autogol possono anche non piacere, ma non si può non apprezzare la loro dedizione, la loro passione, la semplicità con cui si passa da Antonio Conte a Chiellini, da Allegri ai video sul fantacalcio. 

“Javier Zanetti ci ha invitato a casa sua, per il compleanno del figlio che è un nostro fans. Ad un certo punto eravamo in salotto con lui a guardare Milan – Lazio, al triplice fischio ci dice. ‘Non so come sdebitarmi…’, gli risposi ‘Tu con noi???????’”.

“Un’idea ci venne, lo abbiamo invitato alla partitella del mercoledì con i nostri amici. Non abbiamo detto nulla agli altri, quando è arrivato, beh…avevamo già vinto tuttp. Michele è riuscito a fargli un anticipo, quella foto è una reliquia”.

Cesarini e Rodini – 43 battiti al minuto 

Cesarini – Rodini, ho raccontato tutto qui

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“Le gare vengono studiate in ogni minimo dettaglio ma non gli ultimi 250 metri, gli ultimi 250 metri sono quelli di cuore, non c’è niente da studiare, devi ‘solo’ metterci il cuore”.

“Se puoi sognarlo puoi farlo. Sognare non costa niente”.

“Ho iniziato a ridere, ridere mi ha cambiato la vita”

“Lo sport è stata la mia salvezza. Ho genitori separati, vengo da una famiglia litigiosa, ho iniziato a pattinare per distrarmi per uscire da lì…sì, lo sport mi ha salvata”. 

“Cosa diresti alla Federica bambina?” “La parola resilienza l’ho imparata da piccola, alla bambina di tanto tempo fa direi di crederci e di non mollare mai”.

Elisa Di Francisca e Gaia Piccardi – Giù la Maschera

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Dicesi complicità femminile tra donne, quasi amiche, o forse molto di più, e no, non è cosa scontata, è rarità. Questo e molto altro è trapelato nell’incontro “Giù la Maschera” dove sono andati all’aria tutti i piani di giocare a nascondino con i propri sentimenti, dove la conta è finita troppo presto e dietro il primo angolo c’erano una marea di insicurezze messe nero su bianco. Elisa e Gaia quelle insicurezze le hanno trasformate in un libro, quel libro ha solo una chiave di lettura, la libertà.

“Tu racconti una storia ai lettori e in qualche modo stai raccontando una storia a te stesso. Le storie più belle sono quelle più difficili, poterle raccontare significa raggiungere l’apice di questo lavoro” (Gaia piccardi)

“La giusta distanza è quella che si deve mantenere per raccontare al meglio qualcosa…ma forse la giusta distanza non la si trova mai”.

“Io ho scritto questo libro e no, quando l’ho finito, non ero la stessa di quando l’ho iniziato”.

Vieri, Adani, Cassano, Ventola – Fenomeno Bobo Tv

La Bobo Tv dal vivo mi ha tanto ricordato me, alcuni amici, alcuni colleghi, che commentiamo cose a caso di calcio. Ma proprie cose a caso. Dal 1900 e qualcosa al 2021: amichevoli, finali champions, mondiali, palloni d’oro, sedute di fantacalcio, il cucchiaio di Pellè, Byron Moreno, acquisti insulsi alla Vampeta, il gol alla Del Piero, l’ignoranza di Adriano all’Hollywood, i voti del lunedì, tutto nel calderone, tutto. Bobo, Adani, Cassano e Ventola si cospargono di buona (e autentica) ignoranza senza fare troppa fatica, e cazzeggiano. Ventola cazzeggia un po’ di più perché capisce un discorso su tre. C’è leggerezza nell’aria e qualche parere più o meno condivisibile, molto più sensato di quanto senso possa avere tutto il resto presente in quel salotto, un salotto che, comunque, ti fa anche sentire a casa.

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“L’uomo si apprezza anche quando il mister fa male, non tanto quando chiama ‘Il Gavi della situazione’ ma quando ti spiega perché lo ha chiamato…”

“La comunicazione è libera, io voglio il contraddittorio, ma ditemi quello che pensate”.  

“Maradona con la palla da calcio ha fatto quello che nessun politico ha mai fatto ovvero ha promesso felicità e questa promessa l’ha mantenuta”

“Una parte fondamentale della cultura di una società la fa la comunicazione”

“Rispettate i vostri bambini anche se stanno in panchina, la colpa non è sempre degli altri”

“Finale di Coppa Italia faccio le corna all’arbitro e mi danno 3 giornate. Arrivo negli spogliatoi e dico ‘Ragazzi scusate ho sbagliato’. Pochi giorni dopo cambia dirigente e arriva Pradè, mi dice ‘Antonio se facciamo ricorso ti tolgono al 100% 1 o 2’ io gli risposi di non farlo, avevo esagerato, non era proprio il caso ma lui insistette ‘Vedrai ti tolgono sicuro 1 o 2 giornate’. Mi convinse ed andammo, me ne diedero altre tre, lo volevo uccidere”.

“Cassano mi devi 100 euro?” “Facciamo 50 e 50”. “No, no, tu mi devi 100 euro” “E perchè?” “Perché ho comprato la maglia del Verona”. “Hai ragione, ti chiedo scusa ma come potevo restare, lì scendevamo a picco”.

Bottaro e Busà – The Karate Kids

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I primi, non gli ultimi, ma ad oggi gli unici. Il karate sbarca alle Olimpiadi e rischia di essere l’unica apparizione, comunque andrà Bottaro e Busà hanno scritto la storia.

“Non sarò mai grato abbastanza alla mia famiglia”.

“Mi chiamavano arancina, dentro di me dicevo ‘Vedrai chi diventerò un giorno…’”

“Mio padre ha rivisto in me ciò che avrebbe voluto fare lui, ma ricordiamoci una cosa: i sogni sono i nostri, non i loro”.

“Avevo insicurezze che il karate mi ha aiutato a spazzare via, quando mi esprimo so che mostro la mia anima, e se mostro la mia anima non sbaglio”.

“Mi batterò affinchè il karate diventi sport ufficiale olimpico. Tutti i karateka devono battersi per far avverare questo sogno, tutti devono potersela giocare”.

“La scelta di una disciplina rispecchia quello che sei. Il karate ha valori puri e speciali, è molto formativo, ed io sono proprio così”.

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Francesca Piccinini – The Queen

La “Picci” che non ti aspetti…l’ho raccontata qui

Palmisano e Stano – Marcia da Impazzire

Simpatia ne abbiamo? E medaglie d’oro? Il titolo di quest’incontro è straordinariamente azzeccato… “Marcia da Impazzire”

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“Questi due atleti hanno nobiltato ogni giorno che li ha accompagnati a quel giorno”.

“Io gli dissi solo una cosa: portiamoci insieme quella voglia che avevamo da piccoli di cambiare il mondo”.

“La trappola del talento è un’arma a doppio taglio, genio e sregolatezza è un qualcosa che regge solo per eccezioni isolate, i campioni diventano campioni perché a quel talento hanno dedicato tutta la loro vita”.

Gianmarco Tamberi – 2 metri e mezzo sopra il cielo

Boom. Boom boom. Signori e signore, Gianmarco Tamberi. Ladies and Gentlmen Dick Fosbury e Javier Sotomayor

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“Quel salto è una storia infinita”.

“Dal maledetto infortunio al benedetto infortunio”

“Tutte quelle medaglia antecedenti alla propria gara altro non erano che un’ondata positiva, volevi solo essere all’altezza di chi aveva gareggiato prima di te”.

“Il 1 agosto 2021 resterà una data storica. Ci sono due 1 dentro, ecco perché doveva andare così”.

“Avevo paura di non trovare più stimoli, ed invece…voglio Oregon, nessun italiano è riuscito a vincere tutte europei, mondiali, olimpiadi sia outdoor che indoor…di solito quello che nessuno riesce a fare mi stimola”.

“Oggi sono leggero, sorrido alla vita. Forse non sono così giovane, ho 29 anni, ma la verità è mi sento rinato”.

Filippo Ganna – Gold Ganna

Per gli amici Top di Ganna, ma un top vero, con gli occhiali alla Harry Potter, la faccia da bravo ragazzo, la cazzimma di un non napoletano che in sella a quella bici sa fare solo due cose, abbattere record e vincere. 

“Papà ti sei fatto anche bello per il collegamento”.

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“La prima bici me l’ha regalata mio nonno, è in soffitta smontata perché volevo restaurarla ma il progetto è ancora in altomare”.

“Prima gara di G3 ho detto ‘troppa fatica non farò mai il ciclista’”.

“La scelta di diventare un ciclista professionista è arrivata durante il mondiale di Firenze nel 2013, ho saltato la scuola e mi avrebbero bocciato, ho accorciato i tempi ed ho abbandonato prima gli studi”.

“Il motivo per cui vivo è mangiare…ho un rapporto difficile con la nutella e gli orsetti gommosi”. 

“Una volta che capisci una gara in pista te ne innamori, sei in un velodromo dura pochi minuti ed è tutto racchiuso lì”

“Sono il leader del gruppo perché me lo hanno affidato…a volte i miei compagni mi chiedono “se hanno fatto bene, rispondo che se hanno dato il 110% hanno fatto bene”

“Siete andati a 67 km/h, il ghepardo va a 68 km/h” “La cosa positiva è che riesco a scappare dal ghepardo”

festival dello sport

Se hai amato un sogno con tutta te stessa, quel sogno non si dimenticherà mai di te, anche se lo hai trascurato un po’, anche se hai smesso di spulciare nel cassetto…

Al posto giusto, al momento giusto, con un sensazione di pace che mancava da un po’, con un sogno nel cuore che nemmeno io ricordavo essere così grande. 

Grazie Trento, grazie Festival dello Sport

In una fredda Chiavari si consuma l’ultimo atto delle final four di Supercoppa Italiana di calcio femminile, una supercoppa che finisce nella mani della Juventus di mister Guarino. Bomber in grande spolvero è Barbara Bonansea. L’attaccante con il numero undici sulle spalle trascina con una doppietta le sue compagne alla conquista del primo titolo stagionale.

Supercoppa Fiorentina

Supercoppa Femminile Juventus – Fiorentina (Mary Seven/maryseven.it)

Un gol per tempo e la Juve parte o meglio riparte da una vittoria enorme, frutto di una partita pressoché perfetta.

Prendere la valigia e andare dopo tanti mesi pareggia i conti con il freddo patito in questa due giorni. Lo spettacolo però dello stadio di Chiavari, tornare a vivere l’atmosfera del calcio giocato, ed immergersi, seppur con le dovute distanze e con la nostalgia di un pubblico che oggi avrebbe certamente reso onore a questi novanta minuti, hanno fatto il resto. Mary Seven bimba felice 1 duemilaeventuno 0.

Ecco la mia cronaca per sportal.it

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No, non c’è tregua, perché questo 2020 si porta via anche il “20 per eccellenza” Paolo Rossi o Pablito per chi ha a cuore quell’incredibile mondiale dell”82. Le immagini di oggi, di quel funerale nella sua Vicenza, di quei campioni del mondo che portano a stento il suo feretro, sconvolgono il profondo, toccano corde che scombussolano e non lasciano scampo ai suoi di un’anima segnata.

Se chiudo gli occhi e torno bambina penso a mio padre che mi racconta quell’impresa con le stesso ardore di quella sera, impresa ripercorsa in questi giorni ogni volta con un aneddoto in più, per un ricordo che non va mai troppo lontano dai cassetti delle cose belle.

Se riapro gli occhi vedo le immagini che scorrono ovunque per ribadire che quell’impresa è nostra, solo nostra, per poi sottolineare che in realtà è tua, sola tua e tu, caro Pablito, sei stato un signore che ci ha privilegiato nel condividerla con questo popolo che ora ti piange.

Paolo Rossi

Da quel lontano 1982…

Dall”82 ad oggi sono trascorsi 38 anni ed in realtà tanti della mia generazione erano ancora nel lungo corridoio della sala d’attesa (o forse nemmeno nei pensieri di mamma e papà come nel mio caso), ma la forza mediatica e ancor più la lucidità delle menti di chi c’era, hanno saputo farsi largo tra i capelli ingellati, i no look e milioni di follower.

Le immagini di quel percorso, di quel trionfo, hanno un posto d’onore nel cuore degli italiani a prescindere da cosa reciti la carta d’identità, a prescindere dalla posizione sociale, a prescindere che si tratti della famosa casalinga di Voghera o del tifoso attaccato alle reti di tutti i campi di Vibo Valentia.

A prescindere da tutto tu, Paolo Rossi, campione del mondo ’82 e Pallone d’Oro dello stesso anno, esile attaccante che ha saputo ribaltare i pregiudizi di chi non credeva che anche i “brutti anatroccoli possano trasformarsi in cigni”.

Oggi Prato, la tua città, per volere del sindaco ha appeso ai balconi il tricolore italiano: devi seguire il verde, bianco e rosso per trovare la strada verso il tuo ultimo campo di gioco.

Buon viaggio Paolo Rossi e grazie non solo per averci portato nell’Olimpo della storia del calcio ma anche per averci insegnato il valore assoluto del talento del sacrificio e della costanza.

foto notizie.it
il Giornale di Sicilia

 

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La sfida Barca – Juve finisce 0 a 3. Pirlo dirige l’orchestra di una una squadra di musicisti che attacca la spina al primo minuto e probabilmente non l’ha ancora staccata, festeggiando a ritmo di “Siuuuu” la qualificazione da prima del girone agli ottavi di Champions League.

BARCA – JUVE, PAGELLOIDI BIANCONERI 

Buffon 7 – Riflessi pronti a partire da quando nel primo tempo si distende su Messi e gli dice il primo no della serata; attenzione altissima anche nelle insidiose mischie finali di primo tempo, poi nella ripresa è un continuo rispondere presente, prendendoci gusto parata dopo parata, alzando la voce con i compagni perché quella porta doveva, a tutti i costi, rimanere inviolata. 42 anni e la voglia di un ragazzino. IMMENSO

Danilo 6 – È il giocatore che ha giocato più minuti con la casacca bianconera e deve esserci un motivo: sarà forse per quella costanza che impiega in ogni zona del campo, seppur con piedi che, sì insomma, mandano sulle Ramblers pure la palla rifornitagli da CR7. Brividi veri nel momento in cui decide di giocare con gli spagnoli appoggiando loro una punizione facile facile, poi ritorna in sé e ci mette le pezze. UN PO’ COSI’, UN PO’ COS’HA?

De Ligt 7 – Raiola ha detto che diventerà il più forte difensore al mondo, per questo forse ci sarà tempo, per adesso si “accontenta” di chiudere spiragli a Messi e Griezman dimostrando che loro saranno pure Messi e Griezman, ma lui è De Ligt, non uno qualunque. MURO.

Bonucci 7 Piaccia o non piaccia è il capitano della Juve ed il temperamento che mette in campo è lo stesso che chiede ai suoi compagni non solo per novanta minuti ma anche quando si scatta la foto vittoria. Per questione di centimetri non torva la rete che farebbe definitivamente calare il sipario. CAPITANO.

Alex Sandro 6.5 – Per lunghi tratti sembra di rivedere Alex Sandro quello capace di pennellare cross e di leggere le situazioni a memoria, un po’ impreciso nelle ripartenze ma è vero anche che è rientrato dall’ennesimo guaio muscolare appena novanta minuti fa. SULLA BUONA STRADA.

Cuadrado 7.5 (dal 85′ Bernardeschi sv) – Ormai è il pasticcere bianconero di fiducia: con il Natale alle porte sforna cioccolatini che sono solo da scartare e gustare, per tutte le altre prelibatezze, tunnel, rapidità di gioco e di pensiero, chiusure cavalcate, e dolci a volontà, andare a tutti “Da Juan”…GOLOSONI

Mckennie 7.5  – Nel mio gruppo del fantacalcio è soprannominato patatine Mckennie e stasera per la seconda volta consecutiva ha dimostrato di essere croccante al punto giusto, sia nello sradicare palloni sia nel concretizzarli, in acrobazia e con tanto di esultanza da tenerone innamorato. OH YES.

Arthur 7 (dal 71′ Bentancur 6.5) – Da piccolo deve essersi innamorato del pallone e nell’età e nell’altezza non è nemmeno cresciuto molto; il pallone deve essere il suo più fedele amico e se lo tiene stretto; deve migliorare nelle verticalizzazioni, vediamo se Pirlo si presta come insegnante di sostegno. Finalmente…PROMOSSO

Ramsey 6.5 (dal 71′ Rabiot 6.5) – Nel primo tempo sfila al Camp Nou con un’eleganza da lord che beve il tè delle 5 e firmando autografi da vip consumato, nella ripresa il pennarello si scarica ma lui non se ne accorge se non quando meriterebbe il gol con quel sinistro all’angolino ma ne esce fuori un’ottima parata ed un calcio di rigore. SIR RAMSEY.

Morata 7 (dal 86′ Dybala sv) – Sul dizionario alla voce attaccante al servizio della squadra hanno appena inciso col sangue Alvaro Morata. Perché lui fa tutto, tranne che segnare, per qualcuno potrebbe sembrare poco, per altri, soprattutto per Pirlo, è tantissimo. GIGANTE.

Ronaldo 7.5 (dal 90′ Chiesa sv) – 750+2. E quel +2 è decisivo per il primo posto nel girone, affascinante perché avviene al Camp Nou. Peccato non ci sia pubblico a regalargli la standing ovation che avrebbe, ancora una volta, meritato, ma c’è un bis di “Siuuuuuuu” che rimbomba nelle case di tutti quei tifosi che stasera devono ammettere “The greatest showman in here” e non è Messi. In questa serata tra lui e la pulce la spunta lui, ma l’immagine più bella resta l’abbraccio che contiene 1500 gol e una stima infinita. ALIENO.

Pirlo 7 – Si prende la prima vera soddisfazione da allenatore della Juventus preparando una gara di questo calibro in maniera perfetta. La strada è lunga ma dopo stasera, è quella giusta. Vietato distrarsi.

foto instagram Juventus 

 

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L’eterno duello Ronaldo Messi pronto ancora a una volta a farci sognare e a raccontarci una favola fatta, incredibilmente, di due principi azzurri

Ronaldo Messi, Messi Ronaldo è un po’ come la prova commutativa, scambiando gli addendi il risultato è sempre lo stesso.

Un risultato fatto di tantissimi zeri e cifre di cui si perde il conto, perché “numeri su numeri” questo duello va avanti da dodici anni e no, non ci ha ancora stancato. Non si sono stancati loro nel collezionare record, non ci siamo stancati noi nel guardarli, ammirarli, seguirli, idolatrarli quasi fino al maniacale, con quel dubbio amletico che per quanto mi riguarda non troverà mai risposta: chi è il più forte?

Campioni a confronto, un po’ di numeri 

I due fuoriclasse si sono affrontati 34 volte e in 34 volte 16 sono quelle che hanno visto sorridere la pulce, 9 quelle in cui ha primeggiato CR7 ed altrettante quelle in cui è finita ad armi pari.

21 a 18 il computo dei gol in favore dell’argentino, Ronaldo si tiene però stretto il record più fresco ovvero quello dei 750 gol complessivi in carriera contro i 712 di Lionel. 

L’amato pallone d’oro è stato elevato al cielo da Messi in 6 occasioni, 5 i “Siuuuuuuu” del portoghese per l’ambito riconoscimento, che però si mette in prima linea nelle champions vinte, 6 a 5 e nei gol segnati proprio in questa competizione (132 a 118).

Eppure di questi 132 gol nemmeno uno contro la squadra di Messi, sarà la volta buona?

Ronaldo Messi, oltre i numeri 

Ma oltre quelle cifre e quegli zeri che fatichi anche ad allineare, c’è molto altro, c’è tutto il resto. C’è l’estro, la straripante forza, il dribbling secco, i gol in tutti i modi, la mano sul cuore dopo una standing ovation e le dita al cielo in memoria di una nonna che ci aveva visto lungo.

Ma c’è anche il reverenziale rispetto nei confronti dell’uomo e del campione che ha reso l’uno più forte dell’altro.

Ronaldo Messi questa sera di nuovo uno di fronte all’altro, per lasciare altri segni indelebili nella storia del calcio di cui loro sono maestri nello scriverne pagine.

Al Camp Nou in una sfida che solo sulla carta potrebbe dire poco (Barcellona e Juventus sono già qualificate al prossimo turno di Champions League, i bianconeri dovrebbero vincere 3 a 0 per prendersi il primo posto nel girone) la banalità non è ammessa.

Di fronte alla caratura preziosa di due campioni che non perdono occasione per stupire, è lecito aspettarsi di tutto, consapevoli, però, che quel tutto non comprenderà mai ciò di cui sono capaci perché la carta d’identità arrossisce di fronte al talento, incommensurabile, non quantificabile, di due geni venuti da chissà quale pianeta e “marziani in patria”, pronti a farci sognare ancora a lungo.

foto FB Cristiano Ronaldo
foto FB 
Leo Messi

Violenza sulle donne, è sempre il 25 novembre

La mia giornata è stata campale, è iniziata prestissimo e non è ancora finita. Per dirla tutta questo mio 25 novembre è iniziato circa una settimana fa quando si è iniziato a parlare dell’ennesima ricorrenza della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne.

Ho lasciato che il criceto che vive con un mutuo trentennale nella mia testa, con tanto di tacito accordo che si rinnova di volta in volta, girasse un po’ su quella ruota fino a produrre le scintille che illuminano il palcoscenico delle idee. 

Luce accesa et voilà: un paio di video, interviste, parole, immagini. I soliti strumenti comunicativi che traducano il segno rosso in faccia in un segnale distintivo, per dire “Ci sono anche io e sono qui”, per dire “Non smetterò di lottare” ma anche per riconoscere le cicatrici, mettersi allo specchio e non avere paura.

La violenza sulle donne è qualcosa che non può essere racchiuso in un livido sul volto o in un aborto volontario, questa è l’estremizzazione di un peccato mortale che andrebbe condannato all’ergastolo. Ma le sfaccettature che raccontano il disagio, l’ineguaglianza, il mobbing, l’abuso dei social, le parole spiaccicate in faccia, non hanno un dolore più superficiale o che non merita lo stesso meticoloso ascolto.

Violenza sulle donne, vietato tacere

La violenza è là dove non c’è rispetto, ed il rispetto è un diritto inalienabile di ogni essere umano.

Perchè se è vero che il 2020 possa contare 91 femminicidi nei primi 10 mesi, uno ogni tre giorni, il 2020 non avrà mai abbastanza mani per tenero conto delle offese gratuite, delle minacce, delle prese in giro, del male piovuto dal cielo perché sei troppo grassa, troppo magra, troppo bella o troppo brutta.

Il 2020 non terrà mai il conto nemmeno dei gruppi whatsapp e degli amici del calcetto che se la tirano di fronte ad un video di sesso, non terrà il conto della madri perbeniste né tantomeno delle direttrici di scuole materne che licenziano le loro dipendenti senza una giusta causa o un giustificato motivo e non terrà conto nemmeno delle telefonate non fatte quando denunciare sarebbe stata l’unica via d’uscita.

In questo giorno dove forse mi sento guerriera più che in altre occasioni ho redatto interviste, ho collaborato al progetto “Col Cuore contro la violenza sulle donne” e ho organizzato un video che snocciola via tra un monologo toccante e qualche calciatore senza gel nei capelli ma con il segno rosso sul volto. E nel cuore.

Perché non importa dove la nostra voce possa arrivare, quello che importa è NON TACERE. MAI.

Il mio articolo per VARESE SPORT

Il progetto video “Col cuore contro la violenza sulle donne

Il video con monologo per il FUTSAL VARESE

 

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Salvarti sull’orlo di un precipizio, quello che la musica può fare…“, ma anche raccogliere 5000 fans al Rugby Sound Festival per Max Gazzè. 
Presso la suggestiva location di Legnano, dove è già partito l’evento dell’estate ovvero quel Rugby Sound Festival giunto ormai alla ventesima edizione, si sono radunate 5000 voci e 10000 occhi che si sono lasciati cullare dalle note del famoso cantautore romano.
Ieri sera, infatti, è stata proprio la volta di Max Gazzè che ha riservato una tappa del suo tour 2019 ai legnanesi (e non solo) e che con una semplicità disarmante ed un briciolo di timidezza, ha letteralmente addolcito un’atmosfera estiva bollente.
Gazzè, che va così ad allungare la lunga lista di ospiti illustri che hanno calcato il palco del famoso festival, prossimi Gazzelle, Timoria ed Omar Pedrini e J Ax con gli Articolo 31, non ha assolutamente deluso le aspettative.
La folla ha saputo ballare, ascoltare, sciogliersi ed emozionarsi. Tutti i successi più conosciuti hanno abbracciato un pubblico attento capace di apprezzare anche quei pezzi che “Davanti a tutti li cantiamo oggi per la prima volta, o forse seconda, se facciamo errori non fateci caso eh“. Il cantautore ha scherzato ma ha anche trovato la chiave per colpire là dove, forse, qualcuno potesse avere dubbi su un artista che le luci della ribalta le ha sempre un po’ smorzate, accettandole “solo” quando aveva realmente qualcosa da dire. E basta ascoltare i suoi testi per rendersene conto, curati in ogni dettaglio, ricchi di messaggi più o meno espliciti, ricchi di amore, ma anche evidenziatori fluo di una dedizione incredibile verso quello che è il suo mondo, la sua musica.
Un bassista odia la chitarra, la odia perché è piccola, ha i tasti piccoli, ma per questo pezzo pare necessaria” e allora via con “Potranno mai le mie parole esserti da rosa, sposa“.
Non sono mancate poi Cara Valentina, Teresa, I tuoi maledettissimi impegni, Mentre Dormi, La vita com’è, Favola di Adamo ed Eva, Il solito sesso, L’uomo più furbo, fino alla conclusione ampiamente richiesta con Posso, il pezzo portato recentemente al successo con Carl Brave.
Grazie, grazie di cuore, a parte il caldo e le zanzare è stato bellissimo“, dichiara alla fine prima dell’ultimo inchino insieme alla sua band.
Ed è così che quelle 5000 anime hanno abbandonato il pratone del Rugby Sound Festival , con un originale sound nelle orecchie e con la purezza di un artista che non ha certo elemosinato brividi.

credit foto: Elena Di Vincenzo – Shining Production

 

I love football.
E lo dico oggi per l’ennesima volta, dopo l’ennesima stagione di calcio dilettanti che si chiude, dopo l’ennesima annata di salti mortali ed emozioni infinite, dopo l’ ennesima domenica fatta di mille parole, ed ennesimo magone che mi sovrasta quando mi rendo conto che da qui a tre mesi sarà tutto un po’ diverso.
È facile guardarsi indietro ora e capire come tutto possa trovare il proprio posto, vivere la settimana novanta minuti per volta, in realtà, ha sempre un significato più profondo della leggerezza che scorre poi, insieme ai titoli di coda e al sipario che cala. Le domande che hai posto agli altri, d’un tratto, ti piombano addosso e lo sai che per le risposte ci vuole tempo e pazienza, ma ancor di più ci vogliono i dettagli. 
Gli occhi di quel bambino che non stava nella pelle nell’entrare in campo con bomber della prima squadra, possono bastare? Quel pres che ti abbraccia con lo sguardo commosso e ti ringrazia per esserci stata passo dopo passo, significa davvero qualcosa?
Il giocatore che la domenica sera ti scrive per un 5 di troppo e che prova a spiegarti il suo punto di vista non senza presunzione non senza umiltà, sono boccate d’ossigeno, certezze o grattacapi?
Quella coppia di nonnini così dolci che ti aspettano con la caramella in mano sono simbolo d’affetto nonché ricordo di un passato che tu non hai più?
La battuta prima di entrare in campo, per sdrammatizzare una tensione che c’è eccome, il selfie post vittoria, lo sfottò genuino, la scaramanzia che è d’obbligo, il seggiolino scomodo, il tifoso che ti tiene l’ombrello e ti offre il caffè, le storie che senti raccontare in tribuna, l’abbraccio tra due avversari che se le sono date per novanta minuti ma che poi “più amici di prima”, la testa alta di un capitano che non ne vuole sapere di mollare, nemmeno se sei sotto 3 a 0 e mancano 5 minuti, il coraggio di un mister che erge ad eroi i suoi ragazzi, difendendoli a spada tratta, la cattiveria gratuita di chi “Va beh ma sei donna, che ne sai tu” o di chi pensa di non essere sentito quando gli dai le spalle dopo la foto e mica lo sa che avete una passione in comune grande quanto una casa, le interviste del giovedì, la scelta accurata su chi mettere in luce, il “chissà se è abbastanza, chissà se ho fatto bene, chissà se questa frase è giusta così“, il vocale col collega, lo sfogo di un ragazzo che di fronte ad infortunio non sa dove aggrapparsi, la gioia di un padre che “Signorina, è il primo gol in prima squadra”, l’adrenalina dello spogliatoio che respiri non appena intravedi il campo di quella domenica…

…ma da che parte pende la bilancia?

Vorrei saperlo, ma non l’ho ancora capito. Metto tutto sul piatto poi, non appena mi scorgo per leggere i numeri, chiudo gli occhi e schiaccio sul pulsante tilt. Come un film che alla velocità della luce si ripresenta nella tua testa, rivedi tutte ma proprio tutte le immagini, del campo, dei pezzi scritti, dei chilometri percorsi, di quegli occhi neri che non saranno mai come nessun altro paio di occhi.

Da che parte pende la bilancia non lo so mai, la verità è che non mi interessa saperlo, mi bastano i brividi, i nodi allo stomaco, il rossore sulle guance ed i miei occhi bassi quando “Sei bravissima, grazie per tutto quello che fai per noi”, ed i brividi sulla pelle. E se volete misurarli provateci voi e poi fatemi sapere, io non ci sono ancora riuscita.

Ci sarà tempo per dividere gli affetti dalla necessità di avere nuovi stimoli, io dopo queste trenta faticose giornate, nonostante tutto, sto già iniziando il conto alla rovescia e vado a nanna convinta, per l’ennesima volta che no, non è solo un gioco. 

I love football. I love my work.

 

Domenica amara per la farfalle biancorosse che nella prima giornata di ritorno incappano in una sconfitta che brucia contro una Zanetti Bergamo sicuramente alla portata delle ragazze di coach Mencarelli.
La sconfitta matura in un Palayamamay che ci prova in tutti i modi a sostenere le sue atlete, ma in poco meno di due ore di gioco le biancorosse soccombono per 3 a 1 alle loro avversarie.

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Una sconfitta indolore, la seconda stagionale: cade in piedi la Juventus di champions league di mister Allegri in terra Svizzera.
Dybala e compagni subiscono la volontà dello Young Boys e pagano carissime le loro stesse distrazioni, tant’è che al 90′ il risultato è di 2 a 1.
Potevo forse esimermi dal dare qualche numerino? No ovviamente.

Ecco quindi i miei pagelloidi targati SPORTAL.
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