In una fredda Chiavari si consuma l’ultimo atto delle final four di Supercoppa Italiana di calcio femminile, una supercoppa che finisce nella mani della Juventus di mister Guarino. Bomber in grande spolvero è Barbara Bonansea. L’attaccante con il numero undici sulle spalle trascina con una doppietta le sue compagne alla conquista del primo titolo stagionale.

Supercoppa Fiorentina

Supercoppa Femminile Juventus – Fiorentina (Mary Seven/maryseven.it)

Un gol per tempo e la Juve parte o meglio riparte da una vittoria enorme, frutto di una partita pressoché perfetta.

Prendere la valigia e andare dopo tanti mesi pareggia i conti con il freddo patito in questa due giorni. Lo spettacolo però dello stadio di Chiavari, tornare a vivere l’atmosfera del calcio giocato, ed immergersi, seppur con le dovute distanze e con la nostalgia di un pubblico che oggi avrebbe certamente reso onore a questi novanta minuti, hanno fatto il resto. Mary Seven bimba felice 1 duemilaeventuno 0.

Ecco la mia cronaca per sportal.it

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Domenica amara per la farfalle biancorosse che nella prima giornata di ritorno incappano in una sconfitta che brucia contro una Zanetti Bergamo sicuramente alla portata delle ragazze di coach Mencarelli.
La sconfitta matura in un Palayamamay che ci prova in tutti i modi a sostenere le sue atlete, ma in poco meno di due ore di gioco le biancorosse soccombono per 3 a 1 alle loro avversarie.

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Lo sapete che noi donne amiamo dare i numeri, giusto?
E allora eccoli qui.
La prima giornata di Champions League vedeva, fra le altre, la partitissima Valencia – Juventus.
Non sono mancati gli episodi eclatanti, espulsione di Ronaldo su tutti, non mancati i rigori e per fortuna nemmeno la freddezza di Miralem Pjanic, valsa un secco ed importante 0 a 2.
Ma un po’ più dettagliatamente, come se la sono cavata gli uomini di mister Allegri?
Ecco i miei voti andati in scena su SPORTAL.IT

È una partenza col botto quella che il Cantello Belfortese riserva alla prima giornata di campionato in prima categoria. Vittima la Valceresio di mister D’Onofrio che subisce due gol nei tre minuti iniziali, gol firmati Da Pos e Giacopinelli, e che poi non trova la forza di reagire nemmeno nella ripresa quando a calare il tris sono sempre i ragazzi di casa grazie al primissimo gol in questa categoria di Samuele Motta.

Il big match vede quindi vincere Ossola e compagni per 3 a 0, fra sette giorni sarà tutta un’altra storia ma questa domenica a cantare è il “cuore belfio”.

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Si sono spenti i riflettori sull’Olympiastadion, è calato il sipario sul teatro di mille battaglie che in questi sei giorni è stato l’ombelico dell’Europa regalando una Berlino 2018 davvero esaltante, emozionante fino alla fine.
Nella serata conclusiva spicca la favola di Armand Duplantis che nel salto con l’asta fa stropicciare gli occhi agli oltre 40 mila tifosi accorsi per godersi per l’ultima volta lo spettacolo. Il neanche 19enne è da record assoluto, è una forza della natura è colui che riesce a frantumare il proprio personale (5.93) arrivando a compiere un volo pindarico che vale 6.05, il record mondiale under 20 ed una meravigliosa medaglia d’oro; piccolo dettaglio, fa tutto al primo salto. Nemmeno nei più bei sogni deve aver immaginato qualcosa di simile. Dietro di lui il russo Morgunov e l’eterno Renaud Lavillenie.
Ma è anche la serata in cui gli azzurri deludono, purtroppo ancora una volta. Se Mattuzzi nei 3000 siepi è 15°, se le ragazze della 4×100 fanno il loro giungendo 7°, se Claudio Stecchi nell’asta non può nulla contro quei mostri sacri, sono gli staffettisti a concedere la delusione più grande. Tortu e compagni nella semifinale in cui giungono terzi e quindi pass per la finalissima accordato, ma commettono un’irregolarità al secondo cambio quello che avviene tra Desalu e Manetti. Zero scuse ahinoi, si va a casa ancor prima di giocarsela e a testa bassa.
Fa male, inutile nasconderlo, fa male perché questa staffetta veloce lasciava ben sperare, fa male perché c’era tanta voglia di rivalsa da parte di Filippo Tortu, fa male perché ci eravamo aggrappati a questi 4 ragazzi per gioire ancora una volta prima di chiudere le valigie e fare ritorno a in Italia.
Da domani sarà tempo di analisi, sarà tempo di capire se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, tirare una riga e ricominciare, stasera invece con il groppo in gola ed un magone quasi inspiegabile, non resta che guardare ancora qualche  secondo l’Olympiastadion prima di voltargli le spalle per puntare immediatamente lo sguardo verso altri lidi ed altri orizzonti.

Il mio resoconto ed interviste per sportal.it

Spesso dicono che il buongiorno si veda dal mattino e se il buongiorno, o forse il buon appetito vista l’ora delle premiazioni, coincide con quel meraviglioso inno nostro e solo nostro, allora mettetevi comodi perché ci aspetta una rush finale da urlo.
C’è il sole oggi a Berlino e continuerà ad esserci perché tre medaglie, tutte e tre di colore diverso, conquistate nella maratona, valgono tanto, tantissimo. L’acuto di bronzo di Rachik nella prova individuale, la conferma di due squadre attrezzate e solide che si piazzano rispettivamente sul secondo (donne) e sul primo (uomini) gradino del podio riportano l’Italia a sorridere dopo l’amara serata di ieri in cui tutto è rimasto ad un soffio.
Un intrigo di sensazioni attende gli atleti in mixed zone, dove è un attimo strappargli dal petto le emozioni più profonde, che sparpagliate a caldo sui microfoni profumano ancora di adrenalina pura; ritrovare poi quegli “eroi” a sfilare tra la folla, ad applaudire, esultare e a cantare l’Inno di Mameli, allinea pianeti, coincidenze, caparbietà ed il sacrificio di questi ragazzi che con le unghie e con i denti sono arrivati là dove sognavano ma dove non osavano immaginare. E la vista, sono certa, dal gradino più alto del podio dev’essere bellissima, soprattutto quando gli occhi si posano su quelle tante bandiere che sventolano e su quel tricolore che stavolta sì, e per davvero, spicca più in alto di tutti.
E’ un giorno bellissimo in casa azzurra.

LE MIE INTERVISTE PER SPORTAL.IT

Speranze e rimpianti, non lo si può definire in maniera diversa questo sabato sera di atletica in cui qualche sorriso c’è stato bagnato però dalla lacrime finali di un 4×400 femminile che, incredibilmente, va lontana dal podio.
Cosa sia successo non è dato saperlo, o meglio i tempi sono sotto gli occhi di tutti, ma cosa sia successo nella testa e nelle gambe di quattro ragazze autrici di una stagione pazzesca in questa gara, resta un mistero, o forse ancor di più un rimpianto. Così va lo sport: sulla carta puoi essere re o regina indiscussa di qualsiasi regno, nella realtà bisogna fare i conti non tanto con quello che si è per davvero, quanto con quello che si riesce a fare e a dimostrare. Purtroppo, fa malissimo dirlo, ma questa sera questa staffetta ha dimostrato di non essere all’altezza della situazione e domani forse farà ancora più male quando ci si renderà maggiormente conto della chance sprecata. Azzerare e ripartire è l’unica cosa da fare.
Cambia nella forma e nel contenuto il discorso della staffetta maschile, non cambia agli occhi di un’Italia che avrebbe voluto e potuto fare di più. Sesti ed un tempo altino, c’è da lavorare ma i mezzi ed il materiale per farlo non mancano vista la giovane età dei protagonisti e tutta la loro volontà.
Quanto alle speranze, ai sorrisi, ne abbiamo di tre tipi: quello timido di Gianmarco Tamberi che torna a farci sognare e che incappa in una serata da urlo, per gli altri, in una serata che non gli capitava da tempo, per lui. Già perché le sensazioni sono che Gimbo stia piano piano tornando ai suoi livelli e non prendere medaglia stasera con quel 2.28 fatto al primo tentativo, sa tanto di beffa, l’ennesima, dopo infortuni e sfighe varie. Resta il fatto che questo ragazzo, così esuberante, coinvolgente, istintivo e passionale, è uno dei maggior talenti a cui l’atletica debba aggrapparsi per far sì che i riflettori restino accessi.
Dal sorriso “timido” di Gianmarco, a quello determinato di Yeman Crippa. I 5000 metri questa sera sono stati l’ennesimo banco di prova di un ragazzo che già si era preso il bronzo qualche giorno fa nella distanza doppia e che continua a crescere a dismisura lasciando ben sperare (anche in virtù della giovane età, soli 21 anni per lui) in vista di un futuro che è tutto dalla sua. Certo, come per Gimbo, 4° dà l’orticaria, però ti porta pure lì lì, al passo con i grandi.
Infine il sorriso più dolce, più spontaneo, più contagioso e coraggioso: quello di Daisy Osakue che dopo la nota e triste vicenda accaduta qualche settimana a Torino, ha trovato la forza di reagire e la prontezza di rialzarsi subito, presentandosi alla finalissima di Lancio del Disco ed arrivando anche ottimamente in 5° posizione. Not bad.
Non resta che aggrapparsi all’ultimissimo giorno di campionati, ed aggrapparsi all’ultimo giorni di campionati significa in primis aggrapparsi a Filippo Tortu. Il velocista azzurro a proposito della 4×100 m qualche giorno fa ha affermato: “la gara più importante della stagione”, speriamo che questa volta, però, anche la perfezione si tinga un po’ d’azzurro o quando meno speriamo che il buongiorno di domani sia tanto simile a quello di oggi, quando ci ha pensato Antonella Palmisano ad addolcire le nostre colazioni con un bronzo di cuore di panna.

 

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LE MIE INTERVISTE PER SPORTALIT 

LE MIE INTERVISTE PER SPORTFACE.IT

Non è stato un gran venerdì questo per l’Italia che non è riuscita a piazzare il colpaccio con nessuno dei suoi atleti in gara. Ci si aspettava tanto dai 400 hs e da Pedroso ma purtroppo l’azzurra non è riuscita ad andare oltre la 5° piazza, ci si aspettava un riscatto anche da Alessia Trost che nell’alto sbatte sull’1.94 infrangendo tutti i suoi sogni di medaglia, poi l’exploit, come prevedibile non arriva né dagli ostacolisti, né dalle ragazze impegnate nei 200 metri, né tanto meno dai mezzofondisti.

Per tutti gli approfondimenti e per le parole dei protagonisti ecco i miei pezzi:

Day 4, il resoconto
Day 4, le parole dei protagonisti
Day 4, tutte le foto degli Europei di Berlino

Vanno in archivio con un pareggio i primi novanta minuti di questa finalissima che vale l’accesso alla serie D.
Al gol di Berberi, zampata arrivata al 14′ del primo tempo, risponde un rigore a 5′ dal termine firmato Mosca.
Fra sette giorni ad Inveruno si deciderà chi si laureerà campione in quest’eccellenza e potrà coronare il sogno di volare in serie D.
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Ci ha provato, eccome se ci ha provato, ha stretto i denti, ha fatto degli errori, è caduto, si è rialzato, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, ma alla fine ha visto il suo sogno sfumare sul più bello: è questo in sintesi il terzo turno playoff del Gorla Maggiore, squadra di prima categoria con nel cassetto il desiderio di volare in promozione.
Dopo aver battuto nella semifinale del girone l’Arsaghese e dove aver giganteggiato contro il Tradate nella finalissima, l’ostacolo del terzo turno è stato il Barona, squadra milanese risultata evidentemente troppo ostica per i grigiorossi.
All’andata, in trasferta, i ragazzi di Rimoldi sono incappati in una sconfitta di misura (1 a 0), il ritorno disputatosi ieri sera è terminato con il più classico dei pareggi (1 a 1). Amarezza e qualche lacrima, dare tutto non è bastato, ora Ippolito e compagni proveranno a sperare in un ripescaggio, senza rimpianti perché nonostante alti e bassi di una stagione infinita non è mai mancato l’orgoglio per crederci sempre, fino alla fine, dimostrando che ancora una volta basta un campo, un pallone e dei ragazzi pronti  a mettersi in gioco per esprimere al meglio le emozioni che solo il calcio può dare…che importanza ha che si tratti di serie A o prima categoria? Il denominatore comune è sempre lo stesso, è quella passione che come benzina alimenta tutto, è il valore aggiunto in un mondo che sa a volte con crudeltà tarparti le ali, ma che non potrà mai impedire di smettere di sognare, e cosi sogni si sa, si può anche andare lontanissimo.

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