Sì lo so, mi sono persa Julio Velasco (ma lo avevo già visto un anno fa) e Mario Balotelli, e ho dato solo una sbirciatina ad Andrea Dallavalle e Alisha Lehmann, ma la verità è che una volta capito come funziona il Festival dello Sport, vorresti durasse almeno un mese e mezzo e soprattutto non vorresti mai vedere accavallati gli eventi. È difficile da spiegare se non lo vivi da dentro, ma non è un caso se mi sono sparata 5 edizioni ed ogni volta mi sembra una volta totalmente nuova.
…e mentre scrivo queste righe, rientrata a casa da poche ore, stanca, provata, ma arricchita, sento già la nostalgia delle corse frenetiche e degli appunti presi ovunque, degli sprint tra un teatro e l’altro e degli spritz ingurgitati in pausa pranzo, dei sorrisi con gli addetti ai lavori, che permettetemelo si fanno un mazzo enorme, e del sole cocente che mi ha quasi sorpreso, ma allo stesso tempo ha illuminato una Trento piena e grata. Piena e grata come lo sono io, che non ho ancora smesso di crederci né tantomeno di ricaricarmi, provando ad immergermi con tutte le scarpe in una realtà così difficile, ma decisamente mia.
Tradotto, e detto fuori dai denti: il mio lavoro dal vivo è tutta un’altra storia. È triste sapere che la maggior parte delle redazioni si affidino alle agenzie, ai contenuti buttati lì o raccattati sul web. L’amore che provo per questa professione va ben oltre il compitino, sperimentare, provare, sentire, cogliere dettagli e sfumature, sono cose che mi riescono piuttosto bene solo se le ho a portata di mano, abbastanza vicine non tanto per toccarle ma per poterle ammirare in silenzio, scandendo le sensazioni con i tempi dei miei respiri, e lasciare che, tra l’uno e l’altro, avvenga la magia.
Sarà quel che sarà, intanto mi godo il momento senza pensare troppo, e mette questo Festival dello Sport, ancora una volta, nel mio bagaglio di cultura e pensieri, facendomi inspirare dalle storie di vita, e permettendo alle mie emozioni di volare libere senza mai sentirsi, nemmeno per un secondo, fuori posto.
Ho ancora tante cose da scrivere e da dire su questi 4 giorni, ma per il momento goodbye Festival, si spengono le luci, domani sarà un nuovo giorno.
Festival dello Sport, Kelly Doualla

“Ami le interviste? No, né io né i miei genitori” (Kelly Doualla)
“Nella vita di tutti i giorni sono una ragazza di 3 superiore che va al liceo scientifico con indirizzo sportivo, dopo scuola ci sono gli allenamenti e il corso di inglese, altrimenti non riesco a parlare nelle interviste” (Kelly Doualla)
“Che bambina ero? Non riuscivano a starmi dietro, a 7 mesi già camminavo e scappavo” (Kelly Doualla)
“Quando corro non provo nulla, mi sento libera, l’ansia ce l’ho prima della gara, è quella che mi fa correre ancora più veloce, poi quando arrivo al traguardo si riaccende tutto” (Kelly Doualla)
“Ringrazio sempre al plurale, ho capito dopo un infortunio che se mi faccio male io tante persone soffrono con me, io l’ho presa sul ridere sperando facessero lo stesso anche gli altri ma non è andata così, da lì ho capito che siamo una squadra” (Kelly Doualla)
“Egonu e Sylla, sono di grande ispirazione per il modo in cui rispondono le critiche, per come lottano per la maglia della nazionale” (Kelly Doualla)
“Il mio idolo in assoluto è Shelly Ann Fraiser, una volta l’ho incontrata, mi ha dato un sacco di consigli, li ho capito che l’inglese mi serve” (Kelly Doualla)
“Quando vado a scuola incontro i vecchietti che vogliono fare i selfie con me, ogni volta tre ore perché non sanno come si mette la fotocamera” (Kelly Doualla)
“Los Angeles? Spero proprio di esserci, ogni atleta sogno l’Olimpiade, ma io sono anche il record” (Kelly Doualla)
Festival dello Sport, Federico Bernardeschi

“A 16 anni un piccolo problema al cuore, si era anche parlato del fatto che non potessi più giocare a calcio” (Federico Bernardeschi)
“Davide Astori era lui, la sua specialità era lui” (Federico Bernardeschi)
“Davide mi dava il buongiorno con uno scappellotto “Tanto da qui alla fine della giornata uno te lo meriti” (Federico Bernardeschi)
“Se hai avuto la personalità di scrivere il tuo nome di fianco al numero dieci, avrai anche la personalità per portarlo” (Paulo Sousa sul numero 10 in viola)
“La 10 la chiesi anche alla Juve, non me l’hanno data forse anche per proteggermi, ma poi è giusto l’abbia indossata Paulo Dybala” (Federico Bernardeschi)
“Mi batto per la libertà. Che ognuno si senta libero di fare ciò che vuole nel mondo” (Federico Bernardeschi)
“Quella con l’Atletico non fu una partita, fu la partita, la più bella della Juve degli ultimi 10 anni” (Federico Bernardeschi)
“Vorrei rigiocare la partita con l’Ajax, quell’anno eravamo pronti per vincere la Champions” (Federico Bernardeschi)
“Ronaldo è un grande uomo, molto umile, più di quanto si possa immaginare, ha riscritto la storia del calcio e dello sport” (Federico Bernardeschi)
“Mentre andavo verso l’area con il pallone tra le mani mi tremavano le gambe, quando posai quel pallone sul dischetto tutto si fermò: sembra che l’Italia faccia schifo da decenni, invece 4 anni fa siamo stati campioni d’Europa” (Federico Bernardeschi)
“Io e Federico ci rincontreremo al Mondiale” (Bernardeschi su Chiesa)
Foto Alessandro Gennari
Foto archivio stampa provincia autonoma di Trento
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