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Calcio Dilettanti, il mio posto nel mondo

calcio dilettanti

Il mio amato calcio dilettanti. 5 settembre 2021, 5 giugno 2022: nove mesi esatti, duecentosettantatre giorni e di fronte il primo weekend senza calcio. Nè un torneo, né un’amichevole con la mia squadra, né una finalissima da poter andare a scovare in un paesino anche a 100 km da qui, come altre volte ho fatto. Nemmeno un match estivo della Juve. Niente. A malapena la Nations League, capirai.

Anche quest’anno va in archivio un enorme capitolo del mio libro preferito, quello a cui non sono ancora riuscita a trovare né un titolo né una copertina ma che un giorno potrebbe davvero finire nero su bianco. Avrei così tante storie da raccontare…

Calcio dilettanti, stagione 21/22

È stato un anno lunghissimo, intenso. Pieno di vicende controverse, di sbagli, di articoli mancati, di imprevedibilità, di errori grossolani e microscopici, di interpretazioni errate, di moduli non capiti e scelte non afferrate. Ho tanto da migliorare.

Ma dall’altro lato è stato anche un anno di ossigeno ritrovato intorno a quel rettangolo verde, di trasferte improbabili, di telefonate e messaggi in orari strampalati, di lacrime e di sorrisi, di sorrisi e di lacrime, di interviste piene, di scoop o qualcosa di simile, (sono gli altri che preferiscono chiamarli così), di insegnamenti, di confessioni, di scelte raccolte al volo, di tempismo, di confronti. Amo i confronti, aiutano a crescere e ad arricchirsi. Ma soprattutto, di emozioni, di passione, il denominatore comune della frazione perfetta. Perché è così che funziona, tu ti dividi in mille mila parti ma sai che “sotto” di te non c’è un numero, ma un fattore. Un appiglio. Una ancora di salvataggio.

Ce l’ho, ce l’ho, mi manca

Sto cercando di mettere in fila i ricordi e non so perché, d’istinto, mi sto soffermando su un paio di occhi lucidi che non mi aspettavo di incrociare, non così almeno. Il Var conferma che si trattava di due lacrimoni enormi, i replay non ingannano. Tutto d’un pezzo e poi…basta un coro per sciogliersi a volte. Ci sono le mani sul volto di un “ragazzino” incredulo di fronte ad un trofeo vinto, la rabbia per un playoff andato come non doveva, uno stadio gremito di palloncini e bimbi, un gol alla Zidane, un inverno troppo lungo e che ci ha fatto temere un nuovo stop, un direttore sportivo che fa quadrare i conti con gli spicci ed un altro che cerca conforto. Sorpassi e controsorpassi, pronostici azzeccati e miseramente falliti, pacche sulle spalla e gol da trenta metri. Questa stagione 21/22 è un altro album zeppo di figurine, fotogrammi, citazioni. e lo metto in bacheca.

Il mio posto nel mondo

Ma tra tutto quello che è stato e quello che sarà, ci sono io, che mi lascio alle spalle un’annata complicata ma piena, fatta di due estremi che nel loro interno abbracciano un “Ma tu sei Mariella Lamonica? Ti leggo sempre, i tuoi articoli sono bellissimi” e un “Grazie per tutto il lavoro che fai, grazie per come lo fai” ma anche di mille dubbi (“Il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non hanno dubbi” cit.) e di una nuova certezza: c’è una linea sottile fra il tempismo e il fuori luogo. La tempestività è l’arma di chi riesce a trovarsi al posto giusto al momento giusto, il fuori luogo appartiene a color che hanno messo in atto la guerra dei poveri(ni) e ne sono gli unici protagonisti. Chi tace non è stupido, chi tace è una signora.

Bisogna sapersi togliere i sassolini dalle scarpe per poter camminare comodi, anche perché la strada è ancora lunga.

Grazie calcio dilettanti per avermi nuovamente scombussolato la vita. Talvolta mi spingi all’estremo del mio credo e nemmeno il tempo di pensare “Ma chi me lo fa fare”, che ti sei già fatto perdonare.

Sai sempre come prendermi…tu mi prendi per il cuore.

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