Corinaldo come Torino: è un mix di tragedie e miracoli

Piazza San Carlo

Un’immagine di Piazza San Carlo del 3 giugno 2017

È stato un risveglio triste quello di ieri mattina perché alla vista del telefono e delle mille notifiche sparse sui vari gruppi whatsapp, l’occhio mi è caduto su un link che recitava così: “Panico in discoteca a Corinaldo pre spray urticante: 6 morti nella calca al concerto del rapper Sfera Ebbasta, oltre cento feriti“.
Sbam. Una raffica di pugni nello stomaco.
Ho sentito tutti i brividi di Torino sulla schiena, ho chiuso gli occhi e sperato che non fosse vero. Li ho riaperti e mi sono trovata al cospetto di foto, video, di news pronte a rincorrersi, perché l’acchiappa click è come l’acchiappasoldi, si vive nell’ingordigia, nel “non ne ho mai abbastanza”. Che poi per carità fortuna che esista questo web che sa arrivare ovunque ed aggiornarci su ogni cosa, ma il dolore in prima pagina è sempre l’estremo. Questi però sono altri discorsi, sono discorsi più complicati ed ampi da rivalutare in altri momenti.
C’era un dolore da gestire che mi ha invaso e devastato allo stesso modo di quel 3 giugno 2017, perché io c’ero a Torino e so perfettamente cosa si prova, il male che fa ed il soffocamento nella testa ancor prima che nel corpo, che non ti abbandona e non ti abbandonerà mai. Ricordo ogni dettaglio di quella sera ed ogni virgola di quel pezzo mi ha risbattuta in piazza San Carlo senza preavviso. Le immagini in tv e quel: “Mary te lo ricordi bene eh?“, detto con leggerezza da mio padre sa tanto di: “Grazie per non esserti preso la mia bambina“.
Piango, mi viene da piangere. Non può essere successo di nuovo. È devastante.
È un mix di tragedia e miracoli. Tutti i sopravvissuti sono miracolati, credetemi. La vastità di quello che potrebbe accadere in situazioni simili non credo possa immaginarla nessuno che non le viva direttamente. Ecco perché purtroppo c’è chi non ce la fa e c’è chi si trasforma in miracolo, senza vie di mezzo.
Questa vicenda purtroppo non avrà mai fine, perché gli strascichi te li porti dietro a lungo…per sempre? Sì, per sempre. Sta a te riuscire a tramutare le ferite in cicatrici da ostentare per ribadire che siamo vivi più vivi di quanto si possa immaginare. Lo scrissi anche in quel famoso pezzo per SportFace:…perché se c’è una cosa che ho imparato da questa tremenda vicenda è che l’amore vince sempre. E allora che vi siate aggrappati a chissà quale pensiero in quegli istanti, all’amore per i vostri figli o per i vostri compagni, per i vostri amici, per le vostre madri, per voi stessi o a Dio, non fa differenza: non lasciatevi vincere dalla paura, lasciatevi vincere dall’amore”. (CLICCA QUI per leggere il pezzo integrale). Un anno dopo, proprio su questo blog, scrissi invece questo (CLICCA QUI) ricordandomi di essere più forte di quanto immaginassi.

Ora, vi prego, fate qualcosa. Chiunque abbia il potere per fare qualcosa, lo faccia. 1400 anime accalcate in una stanza che può contenerne poco meno di 500 per realizzare il sogno di alcuni ragazzini pronti a sgolarsi per il loro idolo da palco. È un prezzo troppo, troppo salato. Fate qualcosa e state vicini ai miracolati, perché hanno bisogno di voi e perché solo dalle loro parole e dai loro occhi potrete capire cosa significhi esserci stati ed essere in piedi, adesso.

 

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