Ten years challenge: tra gioventù bruciata, memories ed imbarazzo

Sono giorni in cui sui social sta spopolando l’hashtag #tenyearschallenge, hashtag che accompagna la nuova prova di coraggio del popolo di Facebook, instagram e non solo.
Il compito consiste nel pubblicare una foto di se stessi (un selfie sostanzialmente) risalente al 2009, ed una foto attuale per poi gettarsi a capofitto, con tanto di matita rossa in mano, nel gioco della differenze.
“Oddio com’ero giovane quando frequentavo le superiori”, “Quanti capelli”, “Spensierato appresso al pallone”, “Ma come mi vestiva mia madre?!” e chi più ne ha più ne metta. Questi però sono tra i commenti più sobri.
In realtà anche in questo caso “imparare l’uso di photoshop in pochi passi” dev’essere stato il tutorial più scaricato degli ultimi due giorni perché, a meno che non abbiate 12 anni ed abbiate pubblicato la foto di duenni, c’è qualcosa che non mi torna. Io che non sono particolarmente amante degli scatti di me stessa, spulciando tra le foto mi sono ritrovata alle prese con una ventitreenne tutta “Estate, abbronzatura, bikini, zero pensieri e sui i bicchieri” in lunghi periodi dell’anno. Ecco potete immaginare quale sia il punto fermo dei miei ultimi dieci anni. Il bicchiere è sempre al suo posto, senza ombra di dubbio, quando si dice la coerenza; l’abbronzatura che cerco di racimolare come le noccioline a Natale, al 28 agosto non so manco più dove sia (nonostante abbia magari finito le vacanze da due ore), l’estate dura sempre troppo poco, non faccio in tempo a cambiare due smalti che mia cognata mi rifila i colori autunnali, il bikini è una croce ed una lotta perenne con Calzedonia e la commessa a cui dico “Eppure mi sembrava ieri quando le mie tette sporgevano ed il mio culo non trasformava uno slip in una brasiliana” e per i pensieri mi basta darvi un’idea di come sto messa notando l’ora di pubblicazione di questo post.
Invece voi, sempre impeccabilmente perfetti, riuscivate ad essere magri allora e anoressici adesso. I capelli sbarazzini allora, oggi tutte parrucchiere, il trucco nature ha lasciato posto a Clio Make Up, l’abbigliamento pare che Giorgio Armani non abbia mai smesso di cucirvi abiti addosso dal 1992, e non dimentichiamoci i panorami: cioè è possibile che voi a 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40 anni, abbiate sempre fatto viaggi super fighi intorno al mondo in qualunque periodo dell’anno, con gli amici di Chiara Ferragni e le auto della Scuderia Ferrari? Chiedo eh, perché onestamente una porsche a 15 anni mi lascia intendere che forse forse di cognome facciate Ronaldo e all’anagrafe abbiano sbagliato un paio di vocali. E non mi soffermo sui commenti: “Oddio com’era grassa con quella taglia 38” oppure: “Guarda cosa mi è capitato, uno scatto spontaneo (nonostante la posa da Giugno, Luglio e Agosto messi insieme e il credit Oliviero Toscani) di una vacanzina tra amici del liceo in California“. Lo stile è all’incirca questo.
Ma siccome non è giusto fare di tutta l’erba un fascio, allora ecco l’altro lato della medaglia. Spazio ai temerari. Perché sì, ci sono anche loro. Quelli che impavidi se ne fregano del tutorial di photoshop mentre la dignità sta prendendo il vino giù in cantina.
Occhialoni alla ragionier Fellini, pantaloni alla Steeve di Otto Sotto un Tetto, brufoli della serie “Unisci i Puntini”, capelli alla “Cugini di Campagna”, mezzo di trasporto “Mountain Bike” e panorama di un campo da calcio senza porte con gli zaini della Seven a fare da pali. Roba che ti fa chiedere “Ma era il 2009 o il 1989?”, ma ti fa anche domandare: “Ma il falò dei libri post maturità non vi dice nulla sulla fine che avrebbero dovuto fare ste foto?”.
E niente, sempre senza mezze misure.
Se non che poi ci siano gli imperterriti e gli ironici. Gli imperterriti sono quelli che una disgrazia non basta, di Ten Years Challenge pubblichiamone almeno 2/3 così da arrivare ad un centinaio di like. Gli ironici o autoironici sono i miei preferiti, quelli che partecipano al gioco prendendolo come un gioco e che se ne fregano degli sfottò. E restano i miei preferiti anche quando sfociano nella categoria fancazzisti. Ed i fancazzisti sono quei geni che pensano robe del genere. A voi la gallery.

Ps. Caro Marco Borriello lo so che mi stai leggendo, tu oggi, dieci anni fa, o fra venti, vai sempre bene. Ma che te lo dico a fa’.

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