A volte ritornano: le serate in famiglia davanti alla tv

“A volte ritornano” continua con “Le serate in famiglia davanti alla tv” perché anche questi sono momenti che mancavano e che possono regalare più aneddoti di quanto si possa immaginare.

serate in famiglia

Da ormai una settimana le mie serate non si dividono più tra allenamenti dei bambini, allenamenti miei personali, eventi sportivi ed eventi un po’ meno sportivi ma molto più allegorici (o alcolici?🤔). Le serate si concludono dopo una cena ad orario normale, cosa molto rara negli ultimi dieci anni della mia vita, e non a base di spritz (anche questa cosa molto rara negli ultimi dieci anni della mia vita).

Le serate in famiglia davanti alla tv

serate in famiglia

Quindi, nell’ordine: doccia, pigiama, cena, divano e copertina, come nelle migliori case di riposo. Un inno alla vecchiaia precoce insomma. Ma a questa lista doccia, pigiama, cena, divano e copertina, non manca qualcosa? Esatto, proprio “lui”, il telecomando.

Perché le ultime serate davanti alla tv with family, erano quelle di Champions o dei turni infrasettimanali di serie A, e quindi zero liti e poco zapping. Ma adesso che tutto è tornato ai tempi in cui portavo ancora i codini, mi pare di rivivere le stesse scene.

Ai tempi eravamo tutti e 5 in casa e dopo la cena via con le serate in famiglia. La prima lite era per il posto sul divano. Dopo urla (mie), piagnistei (miei), qualche mazzata (sempre mia), alla fine i posti erano sempre gli stessi (cosa litigassimo a fare non lo capisco nemmeno oggi a distanza di decenni) con la sottoscritta in mezzo ai suoi fratelli, papà sulla poltrona e mamma in cucina ed in continuo transito davanti allo schermo.

La fatidica domanda successiva era: “Cosa guardiamo stasera?” ma la prelazione spettava sempre al furbo che era riuscito ad appropriarsi del telecomando e che con una certa nonchalance impostava la tv sul canale prediletto. Da lì le due soluzioni: o la scelta andava bene a tutti (1% di possibilità) o la scelta non andava bene a nessuno (99%). Occhio agli schieramenti, perché già 2 dallo stesso lato equivaleva almeno all’essersi giocati la prima parte di serata.

Un giorno la brillante idea: siamo in 5, ad ognuno spetta un giorno. E così partirono gli abbinamenti (che ovviamente non ci videro mai d’accordo all’unanimità) ma che democraticamente furono assegnati tramite sorteggio. Non ve li racconto nemmeno i complotti e le minacce tipo “E io dico alla mamma che la pianta l’hai rotta tu”. Roba seria insomma.

A volte ritornano (sotterfugi ne abbiamo?)

serate in famiglia

Comunque quand’era il tuo giorno, non c’erano cazzi che tenessero, era il tuo giorno. Se il tuo programma preferito capitava “nel giorno dell’altro” si procedeva con la corruzione. Senza fronzoli eh. La sfiga più totale era quando cambiavano la programmazione all’ultimo e anche li escogitavamo piani diversi tipo “Mamma mi cedi il tuo giorno se ti rifaccio il letto?” (mai successo ovviamente). Io puntavo a fare gli occhi dolci a papà ma non sempre serviva.

A metterci d’accordo erano solo tre cose: il calcio, Rocky e Giochi Senza Frontiere. Ecco Rocky metteva sempre d’accordo tutti per la gioia di mia madre che invece vestiva tutti i giorni i panni di Ivan Drago alla ricerca di po’ di quiete tra le mura domestiche, Giochi Senza Frontiere idem perché era lo spunto ideale per i disastri del giorno dopo. Ho dimenticato il wrestling che finiva sempre per teletrasportarsi, magicamente, sul divano-ring del nostro salotto.

Oltre la scelta, l’altro momento clou della serata era “Aspettare che papà si addormentasse per sfilargli il telecomando“. Il contorsionismo si impossessava di noi: con un paio di flik e tre rondate alla Vanessa Ferrari, rigorosamente avvolte in un religioso silenzio in Dolby Surround, dopo esserci giocati il “A chi tocca stasera” con la morra cinese, lo scettro del potere era praticamente nelle nostre mani, e bastava questo per ridere il là a tutta la pantomima iniziale.

Ma se tutto ciò succedeva negli anni ’90, nella mia ingenuità credevo che le cose fossero cambiate e che con l’autoeliminazione di 2 elementi le serate in famiglia cambiassero, ed io stessa avessi un po’ più voce in capitolo. Utopia allo stato puro. Mentre io mi approprio di 2/3 di divano (unica nota positiva), mio padre pare un monarca mentre mia madre lancia l’ultimo disco dell’anno con i brani,  “Il solito film noioso”, “Due minuti e si addormenta”, Mai una volta quello che voglio io”, “Domani sera lo frego”.

A volte ritornano (le tattiche di un tempo)

serate in famiglia La tattica del telecomando è sempre la stessa, peccato che l’arduo compito del furto spetti alle quote rosa. Non abbiamo nemmeno più il cane per distrarlo (da 5 anni fra l’altro), ed i nipotini non sono possono venire a trovarci 😭. Rispetto ai tempi che furono si aggiunge qualche decibel in meno udibile dalle sue orecchie (che sviolinata) quindi se una volta faceva finta di non sentire, adesso non sente proprio e i suoi film western o di fantascienza o dal genere inqualificabile restano in primo piano. Mia madre è passata da “Il Gioco delle Coppie” al monopolio De Filippi, io punto ancora tutto su Beverly Hills 90210 e Piccolo Grande Amore sognando che quel Raul Bova lì esca dalla mia doccia (me ne ricorderò appena andrò a vivere da single).

E così niente, condannata agli spari John Wayne o alle lacrime di C’è Posta per te, aspetto il momento del sonno profondo per cambiare canale, quando tutto ciò che riesco a trovare sono i gol di Totò Schillaci e le repliche di Centovetrine.

“Adda passà ‘a nuttata”

Leggi anche -> A volte ritornano: la spesa del sabato con la mamma

 

 

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