Mezzo secolo de “Il Signore degli Anelli”: buon compleanno Jury Chechi

il signore degli anelli

Il Signore degli Anelli, mezzo secolo, cinquant’anni tondi tondi: buon compleanno Jury Chechi.

La tua storia parte da quel fisico magrolino, da un approccio in palestra nato per seguire una sorella maggiore, passa per il corpo libero che troppo libero, poi, da un giorno all’altro, dopo la rottura di un tendine d’Achille ad un mese dalle Olimpiadi (Barcellona 1992), non lo è più stato, le ali si incastrano in un cassetto privo di luce e da uno squarcio di cielo si finisce in prigione. Una prigione immensa, buia, lontana da tutti i tuoi sogni.

Ma se dentro di te hai il talento e l’animo di un campione vero e non di ometto qualunque, allora tutto cambia e dalle disgrazie trovi le opportunità che ti cambiano la vita. E così decidi di aggrapparti con tutte le tue forze ad un paio di anelli perché basta la testa immersa in damigiane di umiltà, a quel punto tocca ai piedi staccarsi da quel terreno che pare un ancora di piombo. Ci sono metalli più preziosi da collezionare, ci sono sogni d’oro che al risveglio, di puro oro, hanno dipinto anche la realtà.

Il mondiale di Birmingham 1993, di oro, vale quello mondiale, l’Olimpiade di Atlante 1996 permette il ricongiungimento perfetto tra le utopie di un bambino con i capelli rossi ed un destino beffardo rivelatosi, in realtà, bacchetta magica.

Ma i campioni sono campioni quando prima di diventarlo sono uomini e quando restano uomini anche se le luci della ribalta si spengono ed il sipario cala, cala come un tramonto di cui non si dimenticano i colori ma che ad un tratto, in un orario non ben definito, lascia posto alla notte. La pazienza dell’attesa, la determinazione nel cercare una nuova luce, la promessa ad un padre che vale un nuovo anno di sacrifici ed un’alba che fa rima con bronzo ad Atene 2004 dal valore inestimabile, riportano l’uomo, quell’uomo, Juri Chechi, sul gradino di un podio alto, più o meno, quanto l’Everest.

Ecco perché mezzo secolo de “Il Signore degli Anelli” è il racconto di anelli di una catena spezzata dalla determinazione di un ragazzino che ha saputo prendersi la sua libertà giganteggiando in tutto il mondo con i suoi centosessanta centimetri.

Posso considerarmi un uomo fortunato per ciò che è accaduto. A posteriori cambierei alcune cose, ma ho fatto sempre il massimo per raggiungere i miei obiettivi e quindi non ho rimpianti” (Vanityfair.it).

Le mani, come diamanti, attaccate ad anelli che non trovano banali posti tra le dita ma tra le nuvole, e noi, privilegiati, ad ammirare tanta bellezza e quel tricolore, poche volte così in alto, poche volte così prezioso.

Buon compleanno mito, buon compleanno Jury Chechi. 

 

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.