Piazza San Carlo, un terribile ricordo ancora vivo 365 giorni dopo
Inutile nascondersi: certe cose ti segnano, e ti segnano per sempre. Un anno fa lottai in piazza San Carlo a Torino per tenermi stretta questa vita ed il ricordo di quegli istanti, il ricordo di quella notte, mi creano uno sgomento che non pensavo potesse mai arrivare a toccare me. Ed invece, coinvolta a pieno regime, con paure che forse non mi abbandoneranno mai, con paure con cui convivi e che, perรฒ, ti aiutano anche a capire i tuoi limiti e a spronare te stessa per oltrepassarli. Il punto รจ che certe cose non fanno solo male, certe cose faranno male per sempre, le cicatrici restano cicatrici ma guardandole da un’altra prospettiva quei segni non sono ricami dell’anima?
Le mie mani e la mia mente si rifiutarono di mettere insieme i pezzi per un po’ ma cinque giorni dopo riuscii a partorire questo pezzo per dare testimonianza di un 3 giugno che sarร sempre un sogno infranto al pari di un ricamo che ha saputo rendere la mia anima un po’ meno bella ma certamente piรน forte.
Ringrazio ancora sportface.it che mi diede quest’opportunitร .
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Eโ stato uno strano lunedรฌ quello della scorsa settimana, un lunedรฌ tra un mix di malumori, incomprensioni e scadenze pressanti, un lunedรฌ di quelli che ti fa maledire la fine del weekend, un lunedรฌ vero e proprio insomma. Ecco perchรฉ quella sera accovacciata sul mio divano e con il mio amato mac fra le mani, cercavo qualcosa che mi facesse un poโ distogliere lโattenzione dai mille pensieri che mi frullavano nel cervello, che mi desse una scossa. Cercavo senza sapere dove posare realmente gli occhi fin quando sono stati gli occhi stessi a trovare luce. โMaxischermo in piazza San Carlo a Torino con piattaforma riservata a giornalisti e addetti stampaโ, avevo letto sul web. Un brivido lungo la schiena, avevo giร capito, la mia mente aveva giร fatto un salto lungo circa 150 km, il mio cuore non aveva neanche saltato, era giร lร . Dovevo provarci e riuscirci. Sono partite circa 30 mail dal mio computer quella sera, trenta mail che hanno quasi tutte trovato risposta: โCi mandi i suoi dati e le faremo sapereโ, manco avessi presentato una canzone per il festival di Sanremo.
Poco meno di 48 ore dopo, la risposta attesa da tutta una vita: โIl suo accredito รจ stato accettato, ci vediamo sabato, buon lavoroโ. Mezzโora di salti incontrollati ed una svariata serie di note vocali alla collega che avrebbe vissuto con me quella medesima esperienza.
โDaniele vado a Torino sabato, chiedimi quello che vuoiโ, la conferma piรน piccata ad un pezzo della famiglia Sportface. Giร lo so, starete pensando questa รจ pazza, e in fondo normale non lo sono mai stata, ma io amo la mia follia, la sola, insieme a questa perseveranza e a questa smisurata passione, che mi permetta di raggiungere ciรฒ che ho sempre sognato o molto piรน banalmente di fare ciรฒ che amo di piรน, in spicci, di essere felice.
I convenevoli ve li tralascio: lโattesa, la cura maniacale nel preparare lo zaino e gli attrezzi del mestiere, lโansia a diecimila, lโeuforia di poter essere in mezzo ad un popolo di 30 mila persone che condividono i tuoi stessi colori e di poterlo fare da un posto privilegiato, quello di giornalista, lโadrenalina di poter scrivere della tua squadra del cuore che per lโennesima volta si gioca il โtutto in una notteโ, lโorgoglio di esserci, i pezzi del puzzle che dโimprovviso sโincastrano ed un sorriso quasi spavaldo di fronte a quel lunedรฌ nero che sembra dโun tratto cosรฌ lontano. E poi il viaggio, la bandiera che sventola, i cori su cori e su cori. Ribadisco: lo so che sono pazza e che non mi capirete, ma non sono qui per questo. Io non voglio essere capita per ciรฒ che faccio o ciรฒ che provo quotidianamente, vorrei essere capita per ciรฒ che ho sentito in quella lunga notte.
Perchรฉ tra un flash, una battuta, uno scambio dโopinioni, gli scongiuri verso un cielo grigio, una diretta facebook, perchรฉ tra un gol di Cristiano Ronaldo ed un gol di Mario Mandzukic erano circa le 21.45 quando quellโultimo scorcio di stagione ha preso avvio. La Juve non gira, il centrocampo รจ lento e si รจ abbassato troppo, la difesa pare meno solida del solito, Higuain รจ cosรฌ fuori dal gioco e poi cโรจ il talento cristallino di uno su cui ho scommesso non appena lโho visto calciare un rigore con la maglia rosa del Palermo, ha 23 anni, si chiama Paulo Dybala e questa sera pare imprigionato nelle sue stesse paure. Casemiro e Ronaldo fanno il resto ma proprio quando cerchi conforto nei tuoi fratelli bianconeri,quando il tuo sguardo si scontra con il silenzio assordante di unโintera piazza che non riesce a spiegarsi il perchรฉ ancora una volta, sul piรน bello, tutto sfumi, ecco che quel silenzio si tramuta in un rumore che sa tanto di spari, ecco che il cuore ti si ferma e che la mente vola non a 150 km di distanza ma lร dove non pensi possa esistere vita.
Una frazione di secondo, una folla impazzita che sta correndo proprio nella tua direzione, lo sforzarsi di trovare una luciditร che non fa capolino nel tuo cervello ma che, grazie a Dio, non soffoca quellโistinto di sopravvivenza a cui ti aggrappi come se fosse lโultimo brandello di vita. Lo zaino in spalla e la mano della tua collega che hai afferrato e trascinato il piรน lontano possibile: non cโera tempo per le domande, cโera da correre. Circa 400 metri di corsa disperata evitando di calpestare la gente a terra e provando a non scontrarti con nulla, quelle mani che si disuniscono per un attimo, ma gli occhi che non si perdono e le dita nuovamente intrecciate. Il riparo sicuro รจ quello di un bar in cui ti fermi e ti ritrovi accerchiata di persone che hanno sangue ovunque, che urlano e piangono e non sanno il perchรฉ. โUna bomba, hanno sparato, arrivanoโ ed il terrore a quel punto trova spazio in un bagno in cui gli affanni di un respiro trasalito rimbombano a piรน non posso. E adesso cosa facciamo? Potevo lasciare che la paura di morire avesse la meglio sulla voglia di vivere? Noi, fratelli sconosciuti, ci siamo abbracciati, abbiamo condiviso il terrore e, quando abbiamo ripreso a respirare, lโumanitร .
Ho visto gente che si consolava senza sapere cosa dire e chi avesse davanti, ho visto ragazzi infermieri in borghese bianconera, prendersi cura del prossimo ferito, ho visto gente che predicava calma, bambini accolti da mamme improvvisate ma oneste, soccorsi pronti e polizia attenta, cellulari prestati perchรฉ sopportare anche che le proprie famiglie piangessero sarebbe stato troppo. Ho rivisto quello scenario di una piazza devastata, perchรฉ cโera da recuperare la borsa della tua amica che lรฌ dentro aveva anche le chiavi della macchina e che, nuovamente grazie a Dio, dopo poco era come un miraggio fra le tue mani, e ho capito che la guerra era passata di lรฌ. Cโera d abbandonare Torino, la cittร dei tuoi sogni, e cโera quello sgomento nel cuore che non si dava pace e che ti impediva anche di capire quanto i miracoli esistessero, quanto tu stessa fossi un miracolo.
Il ritorno a casa e la notte insonne pensavo facessero il resto, mi sbagliavo. Il resto lo hanno fatto gli occhi e le mani di mio padre e mia madre, dei miei fratelli, che sono stati la mia ancora di salvezza in quel mare in burrasca. Non potevo permettere a nessuno di non farmeli vedere piรน, di non riassaporare piรน i loro profumi, di non alimentarmi dei loro sorrisi. Io non so a cosa hanno pensato quelle trentamila persone, io so che ho pensato a loro ed รจ cosรฌ che mi sono salvata. Ma ancora non era finita e forse questa storia non avrร una fine. Quando ho rivisto le immagini il giorno dopo, quando le parole hanno trovato una collocazione di senso compiuto, quando i milioni di messaggi che i social ed il mio cellulare mi hanno recapitato ribadendomi che fossi piรน viva di quanto in realtร credessi, ho trovato anche tutte quelle lacrime che fino a quel momento non avevo ancora versato. Ed eccole le domande che arrivano puntuali come una sentenza. E non sono nรฉ i perchรฉ, nรฉ da dove รจ nato tutto ciรฒ, niente del genere, le domande che mi hanno martellato il cervello erano che fine avessero fatto tutti i disabili che avevo attorno, gli stessi che avevo difeso poco prima non appena la gente si mettesse nella loro traiettoria impedendogli di vedere la partita, che fine avesse fatto quella signora tanto simpatica con cui avevo condiviso le ansie da Champions dal pomeriggio, che fine avesse fatto quel giornalista tanto carino dagli occhi azzurro cielo, e ancora di piรน dove fosse quella bimba che si era seduta accanto a me pochi istanti prima del triplice fischio, che mi aveva chiesto in che porta dovessimo segnare e che al gol di Mandzukic mi aveva stretta cosรฌ forte come se mi conoscesse da sempre o come se volesse donarmi un pezzetto del suo piccolo grande cuore. Ho pregato per loro, spero che Dio mi abbia ascoltato anche questa volta.
Adesso arriva il bello. Sognavo di scrivere il mio primo articolo sulla mia Juventus in modo totalmente diverso, sognavo di commentare di un Gigi con la coppa al cielo, sognavo di raccogliere le emozioni di quel popolo cosรฌ tanto simile a me. E sognavo anche di piangere mentre digitavo ogni singola lettera su questa tastiera. Sognavo di avere il cuore a mille, proprio come adesso. Ecco perchรฉ so che un giorno sarรฒ di nuovo lรฌ, perchรฉ che sono folle lโho giร detto? Non mi lascerรฒ vincere dalla paura. Ci vorrร tempo? Ci vuole sempre tempo. Non ho mai visto sogni realizzarsi con il solo schioccare delle dita. E a tutti questi sogni se nโรจ aggiunto uno: mi piacerebbe guardare negli occhi quel talento cristallino con il numero ventuno sulle spalle e mi piacerebbe che ci scambiassimo un poโ di paure. Cosรฌ diverse e in fondo cosรฌ uguali. Lui e la paura di accarezzare un pallone in quel di Cardiff, io e la paura di non poter piรน sentire sussultare il mio cuore come quel 13 maggio 2012 quando cambiai la mia foto di copertina su facebook lasciando che lo sguardo dellโuomo piรน uomo e campione piรน campione che conosca si commuovesse dinanzi al tributo piรน meraviglioso mai visto. Il nesso รจ cosรฌ semplice ed immediato tra ย due. Ecco, vorrei anche questo dalla mia vita. Perchรฉ se cโรจ una cosa che ho imparato da questa tremenda vicenda รจ che lโamore vince sempre. E allora che vi siate aggrappati a chissร quale pensiero in quegli istanti, allโamore per i vostri figli o per i vostri compagni, per i vostri amici, per le vostre madri, per voi stessi o a Dio, non fa differenza: non lasciatevi vincere dalla paura, lasciatevi vincere dallโamore.
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